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lunedì 27 maggio 2013

Vietare la montagna? No, grazie! - opinione personale

Il Dibattito si è acceso da qualche anno, che sta portando gli addetti ai lavori e non a domandarsi se sia lecito, etico o come lo si vuole definire il problema di regolamentare o meno in qualche modo l'accesso alla montagna e all'avventura in generale.
La tendenza è quella di voler a tutti i costi scrivere le regole del gioco, schematizzando cosa sia lecito fare, dove farlo e quando.
Il tema è talmente vasto che difficilmente si riesce a trattarlo completamente, soprattutto è difficile riuscire a trattare di un argomento in modo lineare senza allargare la visione su altri temi connessi; per esempio il fatto di poter percorrere sentieri o boschi con mezzi motorizzati.
Non voglio parlare delle regole in quel senso, ma della mancanza di consapevolezza di cosa si stia facendo da parte di molti individui.
Vorrei, basandomi sulle mie esperienze e le mie opinioni provare ad inquadrare i punti fermi su cui dovrebbe poggiare la legislazione eventuale.

L'avventura di per sé presuppone una certa componente di rischio, che non deve solo essere vista come una componente negativa, in quanto a volte il rischio può essere visto come un'opportunità di raggiungere uno scopo, una meta.
Occorre solo essere in grado di valutare se il rischio è alla nostra portata oppure no; unico modo per raggiungere questa consapevolezza è l'esperienza sul campo.
La nostra società per come si sta sviluppando in questi ultimi anni tende ad azzerare i rischi sul lavoro e ovunque ci sia attività umana, si sta tendendo ad un modello di schematizzazione in cui si cerca di prevenire in tutti i modi possibili eventuali inconvenienti, incidenti non previsti, rischio 0; in tal modo però l'individuo perde in parte la sua consapevolezza dell'attività svolta e i rischi che ne comportano.
Prevenire è vero che è meglio che curare, ma se ci si abitua ad avere tutto pronto, preconfezionato, difficilmente si riuscirà a valutare con consapevolezza eventuali "anomalie" di percorso.
L'avventura a rischio zero non esiste, esiste l'avventura in sicurezza, costruita con la consapevolezza di quello che si sta facendo, dei propri limiti, del limite imposto dalle circostanze e dagli elementi esterni che costituiscono il campo della nostra avventura.
Solo con un'attenta analisi personale dei propri limiti e della propria preparazione ci si può approcciare ad un'attività con la maggiore sicurezza possibile, accettando anche i rischi che ne competono, e che sicuramente non possono essere azzerati completamente.

Un esempio della mancanza di consapevolezza e la mentalità, ormai molto di moda, del "tutto e subito".

Persone che si approcciano ad attività di cui non conoscono quasi nulla, e seguendo le indicazioni consigliate, solo con attrezzatura super tecnica pensano di risolvere tutti i problemi, tralasciando l'unica cosa indispensabile L'ESPERIENZA; avere attrezzi super tecnici e non utilizzarli in modo adeguato non serve quasi a nulla.

Scendendo in un esempio pratico, e spostando un attimo il tema, si potrebbe vedere come i ghiacciai negli ultimi decenni siano diventati meta dle turismo di massa, grazie anche alle strutture turistiche che arrivano la dove una volta si arrivava solo a piedi con la fatica della salita, che pare banale, ma funziona molto bene per selezionare chi sale.
Non intendo dilungarmi sul tema assai sterile del deturpamento ambientale delle strutture turistiche sulle pendici delle montagne, ma sul fatto che se
porto improvvisamente persone inesperte in un ambiente come il ghiacciaio, è molto difficile riuscire a fargli capire che l'ambiente in cui si trovano non è assolutamente privo di rischi, e che per approcciarsi anche in modo semplice, è necessaria tantissima attenzione e conoscenza di quello che si sta facendo, invece molto spesso si improvvisano e diventano avventurieri, con conseguenze non sempre piacevoli.
Inoltre non avendo la consapevolezza, lasciamo anche i nostri ragazzi giochino sul ghiacciaio come se fossero sul prato di casa.

Personalmente penso che più che vietare o regolamentare in modo ferreo bisognerebbe insegnare, rendendo le persone consapevoli delle proprie scelte, solo così si può arrivare a diminuire gli incidenti, credo sia questo l'obbiettivo finale.
Molto spesso gli incidenti si creano per attività fatte oltre le proprie capacità, senza consapevolezza del proprio limite, prima ancora che per cause naturali e imponderabili.
Lasciare libertà, fatta di scelte consapevoli, conoscendo e accettando i propri limiti, le proprie responsabilità e i rischi connessi, solo così si renderanno le persone veramente libere senza la necessità di imbrigliare tutto in regole preconcette e poco costruttive.

giovedì 23 maggio 2013

Serata del 24 Maggio 2013


Ciao a tutti!
Vi rinnoviamo l'appuntamento per domani sera al Centro Giovanile OFF



venerdì 17 maggio 2013

Blog di Beppe Grillo - La palestra di Mirandola

Blog di Beppe Grillo - La palestra di Mirandola 
I cittadini italiani hanno finanziato lo Tsunami Tour per le elezioni politiche con donazioni volontarie di 27.943 cittadini. A fronte di oltre 770.000 euro raccolti, sono stati spesi circa 350.000 euro. La differenza sarà devoluta al Comune di Mirandola, uno dei più duramente colpiti dal terremoto del maggio 2012.
Il sindaco di Mirandola, Maino Benatti, ci ha segnalato che "Questa somma potrà essere destinata alla costruzione di una palestra nella frazione di Quarantoli. 


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Una collana di film d'alpinismo in edicola, si comincia con Nanga Parbat | Montagna.TV

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